Ciao,
sono Silvia, psicologa della Fondazione e coordinatrice dei progetti che riguardano gli adolescenti.
Sono seduta alla scrivania dell’ufficio nell’appartamento di via XXV Aprile e ho pensato di scrivere qualche riga relativamente ai ragazzi che affianco nei loro progetti dedicati a “prepararsi al futuro”.
Non posso fare a meno di pensare che, molti di loro, li conosco da oltre dieci anni, quando li vedevo camminare nei corridoi dedicati al percorso riabilitativo; in questo tempo, trascorso con loro, li ho potuti veder crescere e diventare sempre più curiosi di conoscere la vita adulta che li attende.
Affiancarli nel loro sviluppo mi ha permesso di toccare con mano i traguardi che hanno saputo raggiungere: dai primi momenti di tensione davanti alla novità del supermercato in autonomia, al timore di non riuscire a fidarsi di sé per attraversare la strada, le arrabbiature davanti agli errori per colpa di quelle lancette così faticosamente riconoscibili. Ma ho potuto assistere anche ai momenti di felicità e convivere con loro quella gioia davanti alla riuscita dopo tanta fatica.
Credo che, se ci soffermiamo a riflettere su questi traguardi legati all’inclusione e all’autonomia, sia fondamentale sottolineare il termine supporto, che i genitori, per primi, hanno saputo dare ai giovani adolescenti, al supporto delle educatrici, che quotidianamente stanno con loro, e di tutto lo staff socio-sanitario che da sempre affianca i ragazzi e le loro famiglie, al fine di farli sentire sicuri delle proprie capacità. Il supporto è indispensabile per portare avanti tutti i progetti che riguardano gli adolescenti, perché è sostenendoci tra di noi che possiamo avere la forza di sostenere loro, anche nei momenti di difficoltà. Perché è naturale: le difficoltà fanno parte della crescita; evolvere significa incontrare criticità e conflitti, ma si diventa grandi riuscendo ad affrontarli con le persone a cui ci affidiamo, siano esse genitori, amici o educatori.
La mia occupazione mi porta a lavorare direttamente con i ragazzi, ma anche con gli educatori, che interagiscono costantemente con loro, e le famiglie, supportando (appunto) i genitori nel compito di riconoscere i propri ragazzi come giovani in crescita alla ricerca di una propria individualità. Questo processo a volte non è semplice da affrontare, perché significa rinunciare ai propri bambini per accogliere un adolescente che, come tale, sbuffa, risponde, si oppone, ma è anche in grado di dimostrarsi autonomo e supportivo verso mamma e papà, che per tanti anni sono stati dalla parte opposta della barricata.
Concludo dicendo che noi per primi dobbiamo preparaci al futuro; questa campagna è per i ragazzi, ma anche per noi che supportiamo loro. Perché se i ragazzi guardano avanti con sguardo di fiducia, noi non dobbiamo temere di guardare con altrettanta fiducia nella loro stessa direzione, lasciandoli liberi di crescere e sbagliare… perché questo significa prepararsi al futuro: non avere aspettative, ma accettare la meraviglia della crescita a mente libera, supportando e sostenendo i nostri ragazzi nella loro strada verso la vita adulta.